L’avvento delle nuove tecnologie informatiche ha cambiato radicalmente lo sviluppo delle metropoli europee contemporanee. La comparsa di nuove architetture avveniristiche ha messo in discussione molti schemi di pensiero abituali. Si tratta solo di un’innovazione delle forme o è la natura stessa degli edifici che sta subendo dei cambiamenti? E quali relazioni legano le città a queste nuove architetture? In quali modi le aree industriali dismesse possono offrire occasioni per la nascita di nuovi motori di sviluppo?
La città cibernetica non è la città del futuro, ma la città del presente, che tuttavia è ancora in cerca di una sua identità. È un luogo complesso, ibrido, in cui tanti sistemi disomogenei convivono in un equilibrio precario in continuo movimento.
L’autore analizza le parti di città messe in crisi dal declino del sistema industriale ed esplora, attraverso il discorso architettonico, alcuni aspetti della cultura contemporanea, alla ricerca di nuove potenzialità che riempiano i vuoti lasciati dal tramonto del pensiero ideologico. Per affrontare questi temi, ha scelto una metafora informatica: pensare alla città come a una rete formata da computer (le architetture), composti a loro volta da una componente software (i programmi degli edifici) e da una componente hardware (le forme dello spazio). Il riferimen
to all’informatica non è casuale: questo è probabilmente uno dei campi in cui si trovano le innovazioni più capaci di influenzare il sistema culturale contemporaneo.